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La situazione culturale contemporanea e il senso di colpa

don Leone Lussana - Parroco di Torre Boldone

 

Premessa

Il sacramento della Riconciliazione o Penitenza o Confessione non gode di buona fama e forse neppure di buona salute in questi tempi, non solo tra chi segue dalla soglia o addirittura da lontano, ma anche tra gli stessi ‘fedelissimi’,compresi magari gli stessi catechisti che pure sono chiamati a parlarne, mostrando convinzione.

Sacramento in crisi? Per certi versi una vera ‘penitenza’! Eppure il Signore ce lo ha offerto attraverso la chiesa come tempo di incontro, di gioia, di festa (v. parabole della misericordia, incontro di Gesù con Zaccheo..)

Si arriva a chiedersi: bisogna confessarsi ancora ?

A venticinque anni dalla promulgazione del Nuovo Rito per la Penitenza ( Paolo VI – 1973 ) i frutti che ci si attendeva pare non siano arrivati. Pur con la sottolineatura ad es. dell’aspetto ecclesiale, del riferimento essenziale alla Parola di Dio e con la presentazione di un ventaglio di celebrazioni.

Se effettivamente c’è un disagio attorno a questo sacramento è opportuno cercare di capire il malessere, che non è solo di un gesto ma della comunità intera. Non è il caso di nascondersi dietro inutili scuse né cercare improbabili colpe. Certo è un dato di fatto che ci si confessa di meno. Ci si dimentica. Non ci si accorge se cambia qualcosa andandoci o non andandoci. Quando ci si va si sta sulle spine o peggio.

Molta gente si è staccata definitivamente. E sarebbe interessante verificare anche il disagio o le perplessità dei sacerdoti confessori!

Intanto quali tipi di penitenti si incontrano?
Un certo numero di ‘ pasqualini ’.
Alcuni con qualche puntata sul Natale o Morti o festa locale, con qualche buco anche qui, e spesso per abitudine o richiamo dell'occasione.
Una minoranza di penitenti ‘ per devozione’.
Alcuni con il bisogno di vuotare il sacco, più come momento psicologico che sacramentale.
Un gruppo che matura una celebrazione dentro un cammino di comunità.

Si tratta di fronte a questa situazione di capire, più che sentirsi smarriti. Non subire la crisi. Perché ogni ‘crisi’ è invito a comprendere un cambiamento. Che nel nostro caso coinvolge il cattolicesimo in tutte le sue espressioni, dentro una società in forte mutamento. Nella crisi è opportuno cogliere i segnali positivi. Anzi essa può divenire ‘ luogo’ di una ricostruzione e di una reinvenzione pastorale e nel nostro caso in particolare catechistica.

 

Per cercare qualche motivazione a questa crisi della Penitenza possiamo rivolgerci al percorso storico di questo sacramento e al contesto culturale in cui ci troviamo a celebrarlo.

 

Accenni al percorso storico (che sarà approfonditamente trattato in altro incontro)
Partiamo dall’incarico di Gesù: " A chi rimetterete i peccati saranno rimessi..".
Alla chiesa è affidato tra i compiti primari quallo del perdono dei peccati e della liberazione:
La chiesa ha cambiato molte volte e profondamente il ‘ modo ’ di eseguire tale comando di Gesù e di celebrare il perdono e la riconciliazione

 

Nei primi secoli si è evidenziata una ‘istituzione penitenziale’ oltre il Battesimo, quando il cristianesimo, divenuto religione assai diffusa, ha costatato le infedeltà di taluni. (vedi ad es. i cosiddetti ‘lapsi ’, cioè chi aveva lasciato la fede sotto minacce o lusinghe ).

Per non abbandonare costoro ( sembrava incompatibile con la misericordia predicata e testimoniata da Gesù ) e per non cadere nelle mani dei ‘rigoristi’ ( che non volevano riammettere nella comunità i peccatori, per via che avevano disonorato la chiesa ‘santa’) si trova un meccanismo ecclesiale per la riconciliazione.

E’ chiaro che in tale contesto il prolema riguarda la comunità e la qualità della testimonianza, più che la vita morale della singola persona: il peccato mette in discussione la convinzione di essere ‘chiesa santa ’.

Questa istituzione è come un ‘secondo battesimo’ per i peccati ‘gravi’ e pubblici che feriscono la chiesa e viene celebrata nella comunità, nella Pasqua e con il vescovo.

Per la remissione delle colpe ‘leggere’ la chiesa suggerisce una serie di pratiche: digiuno,carità…

 

A partire dal XII secolo ssi evidenzia una ‘confessione’ come noi la conosciamo.

Non ha più molto in comune con l’antica disciplina penitenziale:

  1. è ‘figlia’ del monachesimo, con sottolineatura della ricerca della santità personale e dei mezzi per raggiungerla.
  2. È in rottura con ‘l’unicità’ della penitenza ed è slegata dal rapporto con il battesimo.

* Si sposta l’attenzione sulla dimensione soggettiva della colpa e nasce l’esigenza di una confessione ‘per bocca’ o ‘auricolare’ se ci si mette dalla parte di chi ascolta la confessione.

Con assoluzione immediata, prima dei gesti penitenziali o ‘soddisfazione’.

Cambia il senso del peccato, del sacramento, del ruolo della chiesa nel sacramento:

peccato: più in dimensione soggettiva che in ordine alla comunità

sacramento: più come risposta ai bisogni dell’individuo e senza un esplicito almeno riferimento al battesimo

ruolo della chiesa: si riduce praticamente al prete-confessore

* Sulla scorta di questa concezione si presenterà cammin facendo l’ideale della confessione frequente, che verrà legata a doppio filo alla direzione o accompagnamento spirituale.

Si intrecciano quindi diversi tipi di ‘teologia del sacramento’, che portano a una situazione ‘mista’ e per certi versi incerta. Che quindi pesano sulla comprensione del sacramento e sulla sua opportuna celebrazione.

  1. Una posizione che rischia di confondere e quindi può essere strada di una crisi.
  2. Già l’indecisione su come chiamare questo sacramento dice qualcosa!

 

Dentro il nostro contesto culturale e religioso.
Stiamo vivendo un tempo di radicali trasformazioni: si parla di svolta ‘epocale’.
Con un mutamento ecclesiale che ha avuto nel Concilio Vaticano secondo una tappa decisiva.
E’ ovvio che tra tutti gli aspetti più generali anche il sacramento della Penitenza stia passando un suo periodo di ‘crisi’.
Ogni cambiamento del modo in cui l’uomo comprende sé stesso tocca inevitabilmente il modo di rapportarsi a Dio e agli altri.

( E noi rischiamo di arrivare in ritardo e di voler poi giocare la partita a tempo scaduto. Il cambiamento antropologico - dell’uomo e del suo modo di pensare e vivere la storia - non aspetta i ritmi ecclesiali..)

 

Colpa o peccato ?

Tra le realtà umane trova un posto non indifferente anche il modo di leggere e gestire la colpa e i ‘riti’ per perdonarla e espiarla.

Intanto già è più difficile parlare di ‘peccato’ e comprenderne il significato.

Lo si pensa o lo si confonde spesso con il ‘senso di colpa’ o con un disagio interiore: frutto di un certo ‘ideale’ che abbiamo di noi stessi e delle nostre attese, che crolla o almeno cade. E si cercano forme di ‘espiazione’ per eliminare tale disagio:

Nel senso di colpa – fatto più individuale, intimistico – l’individuo emerge appunto e rischia di occupare tutto lo schermo di osservazione; gli altri e quindi Dio sfumano e si perdono.

C’è una scala da risalire:

dall’ "ho sbagliato" ( con addebito alla casualità e disattenzione )

al "mi sono sbagliato" ( che innesta una relazione )

al " ho peccato" ( che ha senso in una relazione e responsabilità )

 

 

Condizionati o responsabili ?

Si è indagato sugli effettivi condizionamenti che l’uomo subisce nella vita e nelle scelte. Ma da questo si è arrivati a una esenzione dalla libertà e di conseguenza dalla responsabilità personale di cui ciascuno deve rispondere.

Si rischia di colpevolizzare genitori, società etc. sollevando la persona da ogni risposta.

E intanto si coltivano individui che non accettano di ‘nascere’ e ‘crescere’ come persone.

In effetti il peccato ha senso dentro la libertà. Che è chiamata a rispondere, non solo a prendere atto delle scelte, dei gesti di vita e delle loro conseguenze.

Il Vangelo punta dritto alla persona e alla coscienza: convertiti !

Altrimenti si parlerà di ‘traumi’ da sballottamento o di ‘condizionamenti’, mai di peccati ( v. il ‘non so che cosa confessare’…)

 

 

Cultura segnata dall’individualismo

Contrasta con il ‘sentirsi chiesa’ e con la modalità ecclesiale dei suoi gesti la mentalità segnata dall’individualismo: La vita e i suoi ‘errori’ sono ‘faccenda privata’. Ben che vada sentiamo dire:‘mi confesso direttamente a Dio’.

Non ci si sente dentro un unico fiume che scorre. E’ sparito l’orizzonte del genere umano e della ‘storia sacra’. ( In questo senso anche la nostra catechesi può essere carente dell’aspetto di ‘storia’ della salvezza ).

Salta la convinzione di ‘peccato’ come evento storico che incide e ricade su un ‘tu’ e un ‘noi’.

Per cui il perdono ha una rilevanza visibile, comunitaria e il soggetto viene liberato dentro il cammino di un popolo, come è avvenuto per Israele.

 

 

Il ‘bene’ è relativo ed è uno ‘star bene’.

Nel superamento di una morale del peccato, che gravava alquanto negativamente nell’impostazione di un rapporto con Dio che è padre e in una giusta visiane cristiana della vita, rischia di perdere evidenza il senso stesso del peccato.

E’ bene quello che mi fa star bene, in questo momento. Si arriva a una indifferenza al bene e al male con termini obiettivi: tutto è possibile!. Si arriva a decidersi secondo convenienza o secondo ‘quel che mi va’. Dentro una cultura che più che essere di vera libertà, è cultura ‘libertaria’ in senso sbracato.

E’ in atto una vera crisi della libertà, che finisce col portare a una regressione non solo per il credente, ma per ogni uomo.

Quindi funziona il detto:‘che male c’è’, se mi sento appagato, se ho consumato il momento ?

 

 

Difficile rapporto tra legge e coscienza

Altra ragione per cui va in crisi il sacramento della Penitenza è legata alla sua stessa natura, alla tensione che esso manifesta.

Il sacramento tende a un dato oggettivo: la Legge

D’altro canto tende anche a ciò che vi è di più soggettivo: la Coscienza.

L’equilibrio non è mai stato facile.

Oggi soprattutto la soggettività esasperata ha difficoltà a sottomettersi, nel gestire la colpa, a una istituzione oggettiva

 

Orizzonte soltanto umano

Potremmo allegare ai tanti motivi anche il chiudersi in un orizzonte soltanto umano nel leggere la vita e la storia. O quantominimo a un orizzonte di cui noi fissiamo, oltretutto di volta in volta, le coordinate. Come dire: non è Dio che ci fissa l’appuntamento e il luogo dell’appuntamento, ma vorremmo fissarlo noi a Dio e secondo le nostre modalità.

 

 

Annotazioni conclusive

 

Dentro questo malessere o questa aria di crisi del sacramento pare importante:
recuperare ciò che è da credere
( credo un solo battesimo per la remissione dei peccati )
arrivare a un ‘celebrare’ che dica con la maggior trasparenza possibile quanto crediamo
e ci viene offerto
ricerca di nuovi tipi di pratica penitenziale, valorizzando quanto già si fa
distinguere ciò che è ‘sacramentale’ in senso stretto da ciò che non richiede il sacramento in senso stretto (sotto il sacramento o atti ‘gravi’ precisi, o un modo di vivere peccaminoso protratto per un certo periodo, o forme di distacco dalla comunità cristiana…)
un ricupero della immersione battesimale con la Penitenza sacramentale
forme di celebrazione penitenziale o di gesti penitenziali per le altre colpe o mediocrità quotidiane
ambiti per un accompagnamento spirituale, che non richiede assoluzione sacramentale
ridefinizione e modalità espressive per la celebrazione comunitaria del sacramento (a volte sembra un po’ monca o ibrida)
dare un ‘prima’ e un ‘dopo’ al sacramento dentro un cammino penitenziale e di conversione (chiede un ripensamento sul ‘quando’ celebrare e sul legame con momenti significativi. Vale ancora il primo venerdi del mese? E valorizzare il cammino di Avvento e Quaresima ?)
Ogni comunità deve celebrare la penitenza e il perdono: dimensioni costitutive della Chiesa che dalla Pasqua del Cristo e dal dono del suo Spirito ha in dote la vittoria sul Peccato e la potestà di liberare dal peccato e chiamare alla conversione e alla vita nuova.

Il momento attuale è una sfida che chiama a rimotivare e rinnovare per un celebrare che ‘ luogo’ del manifestarsi della misericordia e del perdono.

 

Consapevolezza, discernimento e coraggio per una mentalità e uno stile rinnovato.